In “Animal Mundi. Le grandi religioni e gli animali” curato da Alma Massaro leggiamo la recensione di Annalisa Gimmi sul libro “il vegetarianesimo di ispirazione cristiana” scritto da Marilena Bogazzi.
È un evento importante il volume di Marilena Bogazzi, Vegetarianismo di ispirazione cristiana. Uomo e animali nel disegno divino, ed. Cosmopolis. Importante perché è davvero arrivato il momento che dalla base dei cristiani arrivi una parola forte in favore dei più deboli. Degli ultimi. Di chi non ha neppure la voce per difendesi. Cioè degli animali.
Per secoli la Chiesa ha considerato gli animali come esseri privi di anima immortale, e di conseguenza ne ha in qualche modo autorizzata l’uccisione, quando non addirittura le sevizie, senza che la coscienza, che pure è presente in ogni uomo e in ogni credente dovrebbe esser ancora più sensibile, restituisse il minimo senso di errore (e di orrore). È stata a lungo vincente l’immagine di uomo-padrone, come viene (male) interpretato dalla lettura di Genesi 1, 26: «Poi Iddio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sopra i pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra, e sopra tutti i rettili che strisciano sulla terra”».
Da un punto di vista storico si può forse capire, anche se certo non condividere, questo atteggiamento anti-animalista (per usare un termine moderno): quando il Verbo cristiano si è diffuso nell’allora mondo romano, si è mosso in una società in cui la schiavitù era una realtà comunemente accettata, in cui gli spettacoli circensi consistevano nel combattimento, anche all’ultimo sangue, tra gladiatori; una realtà che discriminava le donne e gli stranieri. I Padri della Chiesa hanno posto invece tutti gli esseri umani nella loro uguaglianza davanti a Dio e, per trasmettere questo messaggio rivoluzionario, hanno disegnato un discrimine netto tra gli uomini “dotati di anima” e gli animali.
Ma da qualche tempo la sensibilità alla vita, che è tale in qualunque forma si manifesti, si è approfondita, spingendo un gruppo di cattolici a rimeditare la Parola e a riconoscere che nel progetto del Creato sono compresi tutti gli esseri viventi, senza esclusioni. L’uomo, vertice dell’atto creativo, non è per questo possessore assoluto delle altre forme di vita ma, in quanto essere dotato di ragione, è stato destinato alla «custodia» (secondo l’espressione di Papa Francesco) dei più piccoli e dei più deboli.
In realtà la scelta vegetariana non è nuova per la Chiesa. Molti Santi, modello per i cristiani («Guardate ai Santi come modello di vita!» dice ancora Papa Francesco), hanno scelto di non cibarsi di carne, per rispetto dei fratelli nella Creazione.
La Bibbia infatti parla chiaro: «Iddio disse ancora: “Ecco, io vi do ogni pianta che fa seme su tutta la superficie della terra, e ogni albero fruttifero che fa seme: questi vi serviranno per cibo”» (Gn, 1, 29). Il mangiare carne diventa uso solo dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre, cioè quando il peccato si è impossessato dell’uomo.
Marilena Bogazzi, che è la fondatrice dell’Associazione Cattolici Vegetariani, si è resa conto che l’atteggiamento cristiano nei confronti degli animali è per molti un motivo di allontanamento dalla Chiesa. Una Chiesa ancorata alle sue credenze medievali, che non vuole aprirsi al vero abbraccio del Creato e alla vera compassione. A una Chiesa che ferma il concetto di «prossimo» alle soglie del regno animale.
È stato Paolo VI il primo Pontefice ad aver pronunciato parole in riconoscimento dell’unitarietà del Creato, citando il noto passo di San Paolo: «tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8, 22), in attesa di una Redenzione che abbraccia tutti gli esseri viventi. Dopo di lui Giovanni Paolo II ha confermato che gli animali posseggono lo stesso «soffio» di vita di cui sono pregni gli esseri umani. Ma quello che più colpisce il cuore di un laico è la figura di Papa Ratzinger, un grande amante degli animali, che pure si è posto in modo intransigente nella visione di “esclusione” dalla vita eterna. Ma la nostra vita è qui e ora e, come sottolinea Marilena Bogazzi, a maggior ragione dobbiamo rispetto e pietà per esseri che (forse) non godranno del Paradiso.
Un libro fondamentale. Per i credenti, innanzi tutto, perché aprano gli occhi e il cuore a questa interpretazione di amore della Bibbia e al loro compito sulla terra («quello che avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto a me» Mt, 25, 40: fratellanza che viene dall’atto stesso della Creazione), ma anche per i laici che possono scoprire come nel cuore della Chiesa stia cambiando qualcosa e come le differenze ideologiche possano conciliarsi nel concetto fondamentale di rispetto della vita. Perché, prima che una scelta di credo, il vegetarianismo è certamente una scelta morale.